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Qualità dell'Aria - norme e buone pratiche per ridurre l'inquinamento

Il Piano Regionale per la Qualità dell’Aria.
La Regione Toscana ha predisposto con il PRQA (Piano Regionale per la Qualità dell’Aria) una serie di misure per far rientrare, entro il 2020, il livello delle sostanze inquinanti in atmosfera nei limiti fissati dall'Europa. 
Tra le misure principali sono previste: regolamentazioni delle combustioni a biomasse, incentivi all’efficientamento energetico e alla mobilità elettrica, limitazioni alla circolazione dei mezzi diesel, un ampliamento delle piste ciclabili, delle aree alberate e del trasporto pubblico. Ma nessun incentivo, come del resto nessun divieto, saranno efficaci senza la partecipazione attiva e consapevole di TUTTI NOI.
Riflettiamo. Nessuno fuma più in un luogo pubblico, non solo perché rischia una multa, ma perché va contro un’opinione comune che conosce il danno da fumo passivo. È passato il concetto che il fumo nuoce alla salute anche del tuo vicino. 
Per l’inquinamento dell’aria non è ancora così: tutti pensiamo che, in fin dei conti, il nostro piccolo sforzo di prendere la bicicletta invece dell’auto, di portare le potature all'isola ecologica o di usare la biomassa da riscaldamento solo laddove non crea criticità, sia vanificato dalle imponenti emissioni dell’industria. Vedendo una ciminiera che sbuffa o un autotreno che sgassa sembra sia veramente così. In parte lo è ma non del tutto. INFORMIAMOCI E FACCIAMO SAPERE!
Ne va della nostra salute e del nostro futuro!

 

In Toscana la qualità dell'aria è migliorata.
Negli ultimi dieci anni si sono raggiunti importanti risultati: quasi tutti gli inquinanti più pericolosi sono ampiamente rientrati nei limiti di sicurezza indicati dall’UE. Permangono però criticità in alcune zone rilevate dalle 37 centraline fisse e 2 mobili della Rete regionale di monitoraggio di ARPAT.
Per il PM10 (le ben note polveri fini) la media annuale è rispettata in tutta la regione, si registra un numero di sforamenti superiore ai limiti (35 in un anno) solo in due stazioni di fondo: Lucca-Capannori e Pistoia-Montale.
Per il biossido di azoto si registrano sforamenti delle medie annuali in alcune stazioni di traffico a Firenze. Nelle altre principali città i valori a volte sono al limite. Per l’ozono i valori di concentrazione in Toscana si sono mantenuti elevati per tutto l’ultimo decennio.
Per quanto riguarda invece il monossido di carbonio, il biossido di zolfo, il benzene e il PM2,5 i valori registrati da tutte le stazioni della rete regionale sono ampiamente sotto il limite normativo.

Misure differenziate per le aree critiche.
I dati della stazione di fondo Lucca-Capannori e Pistoia-Montale, dove si registrano un numero di superamenti oltre il limite consentito, evidenziano che la percentuale maggiore di emissioni di PM10 è dovuta alla combustione di biomasse per il riscaldamento e per l’abbruciamento all’aperto di potature e sfalci. Tali emissioni, soprattutto nelle zone interne di fondovalle sotto i 200 metri di quota, in presenza di particolari condizioni metereologiche non subiscono il normale rimescolamento dell’aria e creano una vera e propria cappa di aria inquinata. Per questo i divieti e le misure di prevenzione non possono essere generalizzati su tutto il territorio regionale, ma sono differenziati per le aree critiche.

 


Chi e cosa inquina l’aria.

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’inquinamento atmosferico è il rischio più grande per la salute e l’ambiente.
Tutti, cittadini, aziende e amministrazioni, dobbiamo essere consapevoli che lo stato dell’aria è determinato per il 90% dai nostri comportamenti: quando usiamo l’auto, quando produciamo, quando ci riscaldiamo.
Se, ad esempio, per l’inquinamento da PM10, analizziamo i fattori di emissione medi dei combustibili scopriamo che per riscaldare una casa con la legna inquiniamo come 4200 case equivalenti scaldate a metano. E per bruciare all’aperto una tonnellata di potature o di sfalci emettiamo molte più polveri fini di un inceneritore o di un’industria che brucia materiale equivalente, non solo perché i falò non possono avere dei filtri, ma soprattutto perché la combustione è inefficiente.
Se invece, per il biossido di azoto, analizziamo le centraline dove si verificano gli sforamenti dovuti al traffico veicolare (FI-Mosse, FI-Gramsci), scopriamo che sono soprattutto le auto diesel recenti (euro 3-4-5) a inquinare maggiormente.

 
 

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